«La maiscoltura deve essere riportata al centro dell’interesse per superare una disaffezione legata alla mancanza di redditività che ha motivazioni più politiche che di mercato». Questo il parere del neo presidente dell’Associazione dei maiscoltori italiani (Ami) Cesare Soldi, secondo il quale una parte degli aiuti previsti dalla pac avrebbe dovuto compensare il calo dei prezzi, integrando così il reddito. «Nel tempo, però, il contributo è stato dirottato verso altri Paesi europei, soprattutto dell’Est, e verso altri settori per scelte locali. In questo modo, nei 25 anni trascorsi dalla riforma McSharry a oggi, il contributo per ettaro si è dimezzato rispetto ai 720 euro di allora, greening incluso».

Il rilancio della maiscoltura italiana passa, secondo Soldi, dal modificare le scelte di politica agricola partendo, in primis, dalla prossima riforma. «Sarà essenziale che i produttori italiani ed europei chiedano una riforma meno complicata che aumenti o, almeno, conservi le attuali risorse finanziarie, soprattutto per il pagamento di base, oltre a sostenere gli investimenti produttivi e innovativi come, ad esempio, l’irrigazione».